RITA GRAFFER


Alpinista trentina, una delle migliori arrampicatrici su roccia del suo tempo, protagonista di importanti salite, tra cui l’apertura di nuove vie sulle Dolomiti del Brenta. Brava quanto i colleghi maschi, contribuì in modo significativo a sfatare gli stereotipi sull’incapacità delle donne di scalare.

COSA HA FATTO RITA GRAFFER?
Il cognome Graffer di origine tedesca deriva da Gràf, cioè “conte”. Fino ai primi dell’800 i Graffer risiedevano a Rentsch (Rencio), zona collinare di Bolzano, poi si trasferirono a Piedicastello, un antico borgo situato ai piedi del Doss Trento, dove Rita inizierà ad arrampicare. Di famiglia benestante, è la più vecchia di tre fratelli. Tra le sue scalate sulle Dolomiti del Brenta ricordiamo quella del ’33 sulla parete est del Crozzon di Brenta con il fratello Giorgio e Antonio Mietto, in cui raggiungono la vetta del Crozzon di Brenta. L’anno dopo i tre fratelli Graffer conquistano la vetta della Brenta Alta per la parete Est-Nord-Est.
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LA SUA STORIA
L’affascinante viaggio che ci accingiamo a compiere avrà come protagonista una giovane scalatrice nata a Trento nel 1911: Rita Graffer. Potremo rimanere stupiti da ciò che andremo a vedere, perché la cultura di inizio secolo era molto diversa dalla nostra, a partire dal concetto che gli uomini avevano delle donne e di ciò che la maggioranza pensava delle donne che svolgevano attività considerate esclusivo appannaggio degli uomini, come fare il medico, il magistrato o anche l’alpinista.

La famiglia Graffer era piuttosto benestante, il padre era spesso assente per motivi lavorativi e l’educazione, e non solo, era affidata interamente alla mamma Luigia. Nacquero molti bambini in casa Graffer, tra cui, nel 1911, la nostra Rita.

Margherita Rita Graffer Dordi, inizia ad arrampicare con i fratelli sulle rocce del Doss Trento, vicino alla casa natale. Nell’agosto del 1993, Rita, assieme ai suoi due fratelli realizzano una nuova via di 550 metri con difficoltà di quarto grado sulla parete est del Crozzon di Brenta. Il 24 agosto, Giorgio e Rita aprono una nuova via di quinto grado, lo spigolo Graffer, lungo il Campanile Basso.


Bisogna però anche ricordare che le donne, quando si trattava di svolgere lavori pesanti e umili, ricoprivano le stesse mansioni degli uomini: costruire una casa, badare alla stalla, arare i campi, andare nel bosco per legna, erano lavori che le donne svolgevano tanto quanto gli uomini, perché era normale e logico per quei tempi che anche le donne svolgessero lavori faticosi.

Desideriamo affrontare questo viaggio ponendoci alcune domande: quanto è stata brava Rita a superare gli ostacoli culturali che c’erano ai sui tempi? Quanto è stata brava come alpinista? Nell’ottica della ricerca-azione, quale contributo reale porta la Graffer nel rendere visibile la figura femminile nella prima metà del ‘900 e livellare i pregiudizi di genere?
